Last stop: Paris Fashion Week

paris fashion week

Anche quest’anno Parigi conclude il calendario delle fashion weeks dedicato alla Spring/Summer 2023. Nove giorni di sfilate, presentazioni ed eventi. Nuovi esordi per Victoria Beckham, Zimmerman e A.W.A.K.E. Mode.

Se New York, Londra e Milano hanno lasciato spazio a molti brand emergenti, la schedule parigina è stata invece costellata maggiormente dagli show delle maison storiche più rinomate. 

Dior, Saint Laurent e Schiaparelli in versione 2.0

A dare il via alle sfilate è stato Christian Dior, con una collezione che ha permesso alla lingerie e al nightmare dell’800 di viaggiare fino ai giorni nostri e di trasformarsi in protagonisti. Pajamas, sleepwear e vestaglie diventano capi da indossare in città: mini-crinoline, ballerine con cinturini che arrivano sopra il polpaccio e borse basket in rafia con charms; bustier abbinati a cargo pants; la gonna di Dior si apre in maniera seducente svelando la guêpière sottostante, abbinata a bra see-through. 

Maria Grazia Chiuri prende ispirazione dalla corte di Caterina de’ Medici e ridà nuova vita ad una silhouette del passato in versione 2.0, quasi a farsi vezzo della femminilità contemporanea.

Anthony Vaccarello per Saint Laurent plasma una SS23 puntando su un’icona degli anni ‘80: Grace Jones, e la mixa ad un’estetica Matrix e misteriosa. La silhouette subisce una trasformazione e si allunga. Gli abiti sono avvolgenti, con cut out e trasparenze e la leather jacket si indossa aperta, rigorosamente lunga e con spalline ben pronunciate ed imbottite. Tutto abbinato a cagoule sulla testa, occhialoni dalle lenti scure e bijoux extra. 

Il cappuccio, appoggiato appena sulla testa per incorniciare il volto è il tocco di classe che possiamo tenere a mente per le prossime stagioni.

Schiaparelli rielabora l’anatomia umana attraverso eccentricità, glamour ed un pizzico di follia con bijoux ed elementi speciali come i capelli trompe l’oeil. Lo fa mettendo il corpo umano sotto i riflettori, spingendoci ad osare e a rendere extra-ordinaria anche la nostra quotidianità.

Estetica nineties per The Row

The Row, il brand delle gemelle Mary-Kate e Ashley Olsen, si priva di tutti gli eccessi e si affida alla qualità e non alla quantità. Pochi pezzi, che rivendicano una nostalgia per il più semplice e minimal, in una palette colori molto neutra, che ricordano quell’estetica nineties alla Carolyn Bessette-Kennedy: lunghi spolverini, bermuda, abiti che sembrano lenzuola abilmente attorcigliate e drappeggiate sul corpo. 

Transcultura e sostenibilità

Balmain porta in passerella una collezione che è stato un viaggio tra arte e cultura, tra Oriente ed Occidente, in grado di riportarci ad una dimensione ancestrale e di proiettarci verso specie aliene e forme ignote, attraverso stampe di dipinti barocchi e materiali innovativi e aprendo una critica provocatoria, concentrata sulla crisi ambientale e climatica.

Il lavoro di Olivier Rousteing ha preso ispirazione dall’archivio di  Jean Paul Gaultier, specialmente nelle stampe e negli accessori stellari. Molti anche i rimandi alla sfilata Plato’s Atlantis di Alexander McQueen nel 2009, con i platform altissimi che ricordano l’iconica scarpa Armadillo.

Al termine dello show, Cher, nei suoi 76 anni, è apparsa in passerella fasciata in una tuta lucida che esaltava la sua perfetta forma fisica. Una scelta significativa per interpretare al meglio lo spirito avant-garde della nuova collezione: transculturale, timeless e sostenibile al 100%.

Magia di colori

Dries Van Noten presenta due collezioni nella stessa sfilata. La scissione si avverte dalla presenza di palette colori molto diverse: la prima con capi dalle nuances plumbee e l’altra un arcobaleno di sfumature. La filosofia dietro la presentazione è questa: per arrivare ai colori della primavera inoltrata, dell’estate, bisogna attraversare le stagioni più fredde e poi quelle delle piogge. Così catarticamente, prima che arrivi il bel tempo, dobbiamo essere disposti a sopportare e a resistere all’inverno.

Rick Owens, cultore del nero che ha contribuito con la sua visione a cristallizzare l’immaginario dell’antifashion negli anni Novanta, sceglie per questa SS23 un tripudio di colori. Intrecci, drappeggi, cut out e sovrapposizioni coprono e scoprono il corpo della donna, con abiti dagli strascichi sinuosi e trasparenze di tulle in econyl. La silhouette subisce delle trasformazioni, si allunga con spalle a pagoda.

L’attenzione ai materiali è minuziosa: crinoline fatte di tulle riciclato, abiti metallizzati e piume svolazzanti sui laccetti degli stivali.

Acne Studios esplora un’estetica vezzosa, girlish, romantica, frivola, eterea e anche un po’ frufru. 

La collezione viene presentata come una celebrazione nuziale, ad evidenziare quel melting pot di usi e costumi, sociale e culturale, tipico delle feste di matrimonio. Si crea una sinergia di diverse e contrastanti scelte estetiche, fatta di fiocchi, trasparenze, pizzi, cuori in una palette colori pastello, imbrattandola con decorazioni grunge e punk, controbilanciando gli archetipi formali con tocchi giocosi e a tratti kitsch.

L’essenza della moda non è l’omologazione

La SS23 di Valentino, denominata Unboxing, si interroga sul rapporto tra corpo e personalità. I fatti dicono che il corpo va rispettato, perché è il contenitore delle individualità, delle diversità, delle imperfezioni e perfino delle astrattezze, dei desideri e delle identità. E da qui, la collezione diventa una celebrazione del corpo che viene esaltato, ma mai costretto.

Pier Paolo Piccioli si affida alla sottrazione, per andare all’essenza stessa degli abiti e di chi li abita. Colori neutri nude, per smorzare ogni slancio eccessivo, si sposano a capi audaci dal taglio impeccabile e perfettamente cuciti, impreziositi da paillettes o lavorazioni lamé nelle tonalità metalliche. Esplosione di giallo, nero e un ritorno all’iconico rosso Valentino, fil rouge che unisce passato e futuro. 

Pier Paolo ci spinge a riconoscere, attraverso gli abiti, chi elegantemente siamo.

The Mud Show di Balenciaga non parla solo di moda, anzi, si erge a narrazione politica.  Prende luogo in un set post-apocalittico, una metafora per scavare alla ricerca della verità e a stare con i piedi per terra. “Lasciamo che tutti siano chiunque. La moda è individualismo e non omologazione. Facciamo l’amore, non la guerra” spiega Demna Gvasalia.

Lo show si apre con Kanye West, vestito in divisa da “security”, giacca multitasche e pantaloni baggy in pelle. Si alternano look workwear e parka, windbreaker e jeans effetto destroyed a tutine in ciniglia colorate. Underwear logato in bella vista e sciarpe in lana lunghe e attorcigliate come tentacoli e maxi occhiali a mascherina appuntiti. Una SS23 che comunica un’estetica punk, glamour e malinconica.

Testo: Arianna Chirico

Foto: Vogue.it